CONFORME ALLA FORMA 11 Dicembre 2024

MOSTRA DEGLI ELABORATI SELEZIONATI PER LA CALL DÌUMA

 

Gli elaborati scelti sono degli artisti:

 

Aldo Busellu

Alessandro Melis in arte Uomo Tigre

Alisea Cadoni

Carlo Aresu

Diego Collu

Enrico Garau

Francesco Pippia

Giulia Melis in arte Innerva

Giuseppe Fadda in arte Kiddafa

Ilaria Puggioni

Luca Cabboi

Nicola Montalbini

Sara Piroddi

Stefano Cirina in arte BLK69CNCR

Valentino Caboni in arte Mr Hyde

 

 

Aldo Busellu

Ricami sardi combinati a tattoo blackwork/ornamental

La mia proposta artistica mira a fondere l’antica tradizione del ricamo sardo con un’interpretazione moderna del tatuaggio. L’idea di creare un ponte tra il passato e il presente, unendo ricchezza e la bellezza della tradizione con un’estetica contemporanea, per dare vita a disegni che raccontano storie senza tempo, ma con un tocco di modernità.

 

Alessandro Melis in arte Uomo Tigre

Dark Age

Sono sempre stato affascinato dal periodo storico del medioevo, cavalieri, castelli, maghi. Periodo molto oscuro e allo stesso tempo affascinante per me. Ho voluto ricreare un omaggio a quegli anni.

 

Alisea Cadoni

Aestas

Le scelte del mio intervento nascono dall’incontro tra la bellezza della natura estiva e le radici culturali del mio paese d’origine. Nel mio immaginario, fiori spinosi si presentano spesso, mi riportano ai ricordi d’infanzia. Vasti campi aridi di grano e cardi secchi incorniciano la mia terra.

Ho voluto legare queste sensazioni alla tradizione del mio paese, inserendo dettagli tratti dall’abito tipico. Ciò dà vita a un dialogo tra il mio immaginario personale e le radici che mi appartengono.

 

Carlo Aresu

Malu a Ghirare

Nella cultura samoana il “malu” è il tatuaggio femminile. Essendo la Sardegna un’isola antica e piena di tradizioni ho voluto mettere dei tatuaggi tribali ma moderni, un po’ perchè per me è quello che fa Dìuma, unire il nuovo alla tradizione. Il titolo è una simpaticissima gag dove il samoano incontra il nuorese, e poi perchè mi ci rispecchio molto. “Malu a ghirare” è uno che di solito i perde negli tzilleri, tra birre, sigarette e tante parole.

 

Diego Collu

Drrrìuma

L’invito da parte di Dìuma mi dà una ulteriore occasione per celebrare, nel suo anno, la figura mitologica del Drago. Presente nell’immaginario collettivo di tutte le culture, il drago è uno dei simboli più potenti e iconici della cultura giapponese. La sua versatilità estetica mi ha dato la possibilità di giocare armoniosamente con il vestito di carta creato da Ilaria, seguendone forme e contorni.

 

Enrico Garau

Paper crafted in Japan

Partendo dalla carta washi tradizionale giapponese, ho accostato dei pattern tradizionali dei kimono del periodo Momoyama e dei classici pattern tibetani di peonie, pensando al connubio carta/tradizione. Linee pulite e semplici che mettono in risalto le forme dell’abito.

 

Francesco Pippia

Ryu

Ho voluto decorare il costume con uno dei soggetti simbolo e più conosciuti della cultura giapponese, il Dragone. L’ho scelto per il suo significato, opposto alla nostra concezione di drago occidentale. In Giappone il drago riveste una connotazione positiva. È l’animale mitologico per eccellenza e chi ha la possibilità di incontrarne uno, può guadagnare fortuna e prosperità.

Proprio come i nostri oggetti tradizionali apotropaici (coccu, manufica, ecc) la raffigurazione dei draghi assolve la stessa funzione di talismano protettivo.

 

Giulia Melis in arte Innerva

Su Crobu

Nell’immaginario collettivo il Corvo è tipicamente un animale nefasto, portatore di cattivi presagi. Nel mio lavoro esso rappresenta la diversità portatrice di un fiore, l’intenzione tra i due soggetti principali è quella dello scambio e la pioggia ne rappresenta il nutrimento. La motivazione del mio intervento grafico è rappresentare il bisogno di scambio e di crescita insieme, quello che viene conservato marcisce, ciò che viene dato fiorisce.

 

Giuseppe Fadda in arte Kiddafa

Radici del moderno

L’opera rappresenta un abito tradizionale sardo interamente bianco, trasformato in una tela viva su cui si intrecciano passato e presente. Sopra questa base, simbolo di purezza e tradizione, si stagliano in bianco e nero, con la tecnica del half tone, le immagini di una chiesa e di un’arma medievale. Questi elementi, apparentemente lontani dall’idea di contemporaneità, assumono una veste moderna grazie alla loro stilizzazione grafica. La scelta del bianco e nero, ridotta all’essenziale, amplifica l’intensità del messaggio.

Il contrasto tra l’antico soggetto e il linguaggio visivo moderno evoca una profonda riflessione filosofica: il moderno non è mai una entità separata, ma il frutto di radici profonde e antiche. Ogni innovazione, ogni idea, affonda nella storia, in ciò che è venuto prima. Questo abito diventa così un ponte simbolico tra il passato e il presente, un omaggio al ciclo continuo del tempo in cui la tradizione non viene abbandonata, ma rielaborata e reinterpretata.

L’opera invita lo spettatore a riflettere su quanto il passato sia necessario per creare il futuro, ricordandoci che il moderno non può esistere senza le sue fondamenta. La contemporaneità diventa, in questo senso, un dialogo costante tra memoria e innovazione.

 

Ilaria Puggioni

Mappare lo spazio

La descrizione dello spazio del foglio bianco, mi ha riportato alla mente la questione degli spazi svelati nei paesaggi, dei vuoti urbani, della mappatura del territorio attraverso l’atto dell’osservare, camminare ed esplorare uno spazio “vuoto” che diventa “pieno” con il nostro semplice passaggio. Un passaggio che svela la zona identificandola. Uno spazio indeterminato senza limiti precisi.

Lo spazio inizia con dei segni tracciati sulla pagina bianca. Disegni, parole, simboli. Descrivere lo spazio significa nominarlo e dargli un’identità.

Scrivere o disegnare su questo elaborato, ci dà la possibilità di riempire il vuoto e renderlo pieno, costruire l’architettura del disegno nel nostro caso, o l’architettura di un paesaggio o di una città mappando l’ambiente. La percezione della lettura può regalare all’opera infiniti significati in base a chi si approccia ad essa. Anche lo spazio fisico è in continuo divenire.

Simbolicamente ho ricreato la topografia di una zona della Sardegna, per citare la tradizione dell’abito in maniera alternativa, richiamando la mappatura topografica del territorio che identifica e descrive il nostro ambiente.

 

Luca Cabboi

Calloru

Matite su carta lucida.

 

Nicola Montalbini

Il Drago Scultone esce dall’abisso, sputa dei ricami e pavoncelle e fuoco

Ho guardato il vestito bianco e ho pensato che avrei dovuto pensarmi tessitore. Ho cercato motivi e trame fra tessuti tradizionali. Occupandomi di mostri ho stanato, nel folklore sardo, un certo drago Scultone, che nessun* ha mai visto. Ma esisteva sicuramente.

 

Sara Piroddi

Senza titolo

In questo progetto per Dìuma, come nel mio immaginario artistico, attingo dal mondo del tatuaggio tradizionale americano e dall’iconografia anni 50 e 70.

 

Stefano Cirina in arte BLK69CNCR

Femmina cun bistiri tribale

Ho inizialmente utilizzato l’istinto per realizzare le forme, il tribale in se permette di disegnare di getto senza un pensiero definito e permette di riempire gli spazi vuoti senza timore. Il tribale è visto anche come flusso di energia che si concentra poi nel vaso/anfora, simbolo dell’anima e dei suoi processi.

 

Valentino Caboni in arte Mr Hyde

Folk Remix